La pagina "Animali & Animali" è dedicata a tutti quegli esseri viventi eterotrofi pluricellulari che popolano il Pianeta Terra. Dagli invertebrati ai vertebrati, dagli animali domestici a quelli che vivono nella natura incontaminata. L' amore verso gli animali nasce nella mia infanzia che è trascorsa serenamente in mezzo alle campagne lucane, tra animali, vegetali e pochi umani. Poi quando le relazioni umane si sono intensificate, la mia spensieratezza è diventata più labile e la natura è diventato un rifugio in cui trovare pace nei momenti più controversi dell'esistenza.
Cervus elaphus
Il cervo nobile è un mammifero artiodattilo appartenente alla famiglia dei Cervidi. Gli artiodattili, detti anche comunemente ungulati, hanno un numero pari di dita e la zampa è retta ugualmente dal terzo e dal quarto dito.
Il cervo nobile deve il suo nome al portamento "altezzoso: con il collo eretto e la camminata elegante, si muove leggero ed elegante nei boschi più fitti, nelle praterie a diverse altitudini.
Il cervo nobile occupa un areale vastissimo, esteso da Europa e Nordafrica fino ad Asia centrale, Siberia, Estremo Oriente e Nordamerica. In Italia vive sia sulle Alpi che sugli Appennini: la specie di cervo nobile, originariamente diffusa in alcune zone d'Italia, si era progressivamente ridotta per la caccia e la forte riduzione della superficie forestale. Infatti, negli anni Sessanta del secolo scorso, era rimasta probabilmente, soltanto nel Parco nazionale dello Stelvio. È stata in seguito reintrodotta ed è migrata spontaneamente in un areale piuttosto esteso. Questo è accaduto anche nel Parco nazionale del Pollino in Basilicata dove è stata inserita negli anni 90: ora vi vivono tanti esemplari come questi due in foto, una femmina e il suo cucciolo, che abbiamo incontrato passeggiando al tramonto. I due cervi ci hanno osservato e poi piano piano si sono dileguati nascondendosi nel sottobosco.
Particolarità
1. I maschi adulti possono essere lunghi sino a 2,55 m e alti, al garrese, sino a 1.50 m, con un peso che va da 200 a più di 250 kg nei casi eccezionali. La femmina è notevolmente più piccola, raggiungendo solo eccezionalmente i 2 m di lunghezza e può raggiungere i 150 kg di peso.
2. I palchi, strutture analoghe ma non omologhe alle corna dei Bovidi, rappresentano la principale caratteristica dei maschi e, certo, uno dei fenomeni biologici più interessanti. Alla fine del primo inverno, sullo stelo, cresciuto nella regione frontale, compaiono i primi palchi, nutriti da uno strato di pelle riccamente vascolarizzata, detta velluto; in luglio essa raggiunge il suo massimo sviluppo, ossificandosi. Al suo secondo anno di vita, il giovane cervo, a causa della graduale diminuzione dei livelli di testosterone nel sangue, subisce la decalcificazione della base dei primi palchi, che, al minimo urto contro un ostacolo, si staccano e cadono. Il fenomeno si ripete, da qui innanzi, regolarmente ogni anno.
3. Il cervo è maestoso, veemente e veloce nel trotto e nel galoppo, tanto che in piena corsa può raggiungere e superare i 60 km/h, agile e abile nel salto che, talvolta, può raggiungere in altezza anche i 2 m e più del doppio in lunghezza.
4. La ricerca del cibo viene effettuata di solito nelle ore notturne: in primavera gli animali divorano le erbe fresche e tenere, i germogli, le foglie novelle e i ramoscelli. Durante l'estate vengono invece preferiti il grano maturo, l'avena, le carote e le barbabietole succose. L'inverno è certamente per questi animali la più dura stagione dell'anno, poiché il terreno si ricopre di una coltre di neve, il suolo non produce più erba, e i rami non danno più foglie; i cervi, allora, si nutrono delle cortecce, degli arbusti secchi e delle radici scavate a colpi di zoccolo.
5. All'inizio dell'autunno, precisamente da metà settembre a metà ottobre, inizia la stagione degli amori. In questo periodo, i maschi, che solitamente vivono in piccoli gruppi monosessuali, si separano e iniziano a sfidarsi bramendo per rivendicare il possesso delle femmine su altri pretendenti. Avrà la meglio chi riesce a bramire più forte intimorendo, con il suo verso, gli altri cervi. La forza e la potenza del bramito dipendono dalla stazza dell'animale e dalle sue condizioni di vita. In inverno i palchi vengono persi e i maschi si ritirano nella fitta boscaglia allontanandosi dalle femmine. Gli abbondanti pascoli primaverili hanno rafforzato l'organismo dei maschi, che sono divenuti vigorosi e sono pronti a mettersi in cammino per la lunga ricerca delle compagne. Durante questo periodo, essi abbandonano le loro consuete abitudini e i luoghi prima frequentati, divenendo inquieti e irascibili. Il cervo, quindi, raduna intorno a sé da 5 a 15 femmine, che custodisce gelosamente, a prezzo di lotte furiose contro tutti i rivali. Le lotte tra i maschi sono rare: infatti, prima di passare alle armi i contendenti si sfidano "a voce".

6. La gravidanza dura 260 giorni, e di norma, a ogni parto nasce un solo cerbiatto, raramente due: il cucciolo ha il dorso pomellato per meglio mimetizzarsi fra i cespugli, dove rimane perfettamente immobile e non può essere avvistato da eventuali predatori poiché non emana odore. La pomellatura scompare alla fine dell'estate.
Il cerbiatto resta nascosto nel fitto dei cespugli (dove la madre lo raggiunge solo per la poppata) per un paio di settimane, dopodiché esso è in grado di seguire il gruppo delle altre femmine con cuccioli nei suoi spostamenti: a due mesi i cerbiatti vengono svezzati, ma non si allontaneranno dalle madri prima di aver compiuto un anno d'età, ossia quando i maschi adulti li scacceranno per potersi accoppiare con le femmine. Sebbene la maturità sessuale venga raggiunta dai cervi verso il secondo anno di età, essi sono in grado di procreare solo alla fine del terzo anno.
7.Il cervo è sempre stato un'importante fonte di cibo per l'uomo: già nelle pitture rupestri risalenti al Paleolitico si possono infatti trovare abbondanti raffigurazioni di questi animali, solitamente in veste di preda o come entità spirituali.
8. I cervi non hanno, oltre all'uomo e al lupo laddove presente, dei veri nemici, in quanto nessun predatore è in grado di raggiungerli durante la fuga viste le loro straordinarie doti velociste. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ciò non aiuta a mantenere in buone condizioni le popolazioni di cervi, che sono ancora numerose in taluni boschi, soprattutto nelle zone protette. I predatori eliminano infatti tutti gli animali più deboli e malati, contribuendo quindi al miglioramento continuo della specie, poiché solo gli individui più dotati hanno la possibilità di riprodursi.
Felis silvestris catus
Il primo animale di cui voglio parlarvi è il gatto domestico perché è l'animale con cui ho più legato e ritengo anche che la sua indole sia molto affine alla mia. Lo spirito libero e l'affezionarsi solo alle persone di cui mi fido sono due tratti del mio carattere che mi portano a legarmi a poche persone ma, che, nel contempo, mi permettono di conservare quell'autonomia conquistata faticosamente negli anni. Anche i gatti sono così però, a differenza di come molti li vedono, io non li reputo opportunisti: non mi hanno cercato solo quando avevano fame ma mi hanno accolto davanti al portone di casa quasi ad ogni ritorno e mi hanno tenuto compagnia nei momenti di solitudine e sconforto.
Il gatto domestico (Felis catus Linnaeus, 1758 o Felis silvestris catus Linnaeus, 1758) è un piccolo mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei felidi. Dall'indole essenzialmente territoriale e crepuscolare, il gatto è un predatore di piccoli animali, specialmente roditori e uccelli. Per comunicare utilizza vari vocalizzi (più di sedici), le fusa, le posizioni del corpo e i feromoni. Prevalentemente domestico, il gatto può essere addestrato ad accettare istruzioni semplici e può imparare da solo a manipolare svariati meccanismi, anche complessi, tra cui le maniglie delle porte o le chiusure delle gabbie. È il felino con il più vasto areale nel mondo e con la popolazione più numerosa, protagonista anche di fenomeni di inselvatichimento così ampi da determinarne l'inclusione nella lista delle cento specie invasive più dannoseda parte dell'Unione internazionale per la conservazione della natura. Si possono contare una cinquantina di razze differenti, riconosciute con certificazioni.
I gatti lucani tradizionali, quelli che gironzolano tra i vicoli del mio paese, sono dei semplici gatti europei, che si sono adattati a vivere in ambienti antropici perché si è instaurata una sorte di simbiosi tra l'animale capace di difendere le derrate alimentari dall'attacco dei roditori e l'uomo che gli ha offerto in cambio riparo e avanzi di cibo. Molti gatti vivono ancora così, seppure l'umanizzazione degli amici felini sia ormai diffusa anche dalle nostre parti.
Quando avevo una decina d'anni, mio fratello mi aveva portato in dono una micina dalla Calabria: era tanto piccola, un batuffolo tigrato che avevo nominato Kitty e pensava che io fossi la sua mamma e allora provava a ciucciare il latte dal mio collo. Era una gattina con la coda spezzata (anomalia genetica o imperizia umana? Chissà!!) che poi è diventata forte e molto attiva nella ricerca di animaletti selvaggi. Questa gatta mi aveva regalato tante cucciolate ed ogni volta era un impegno ma anche un piacere regalare i cuccioli a parenti e amici. Kitty è rimasta a casa nostra per una decina d'anni, trascorreva più tempo negli spazi aperti che in quelli chiusi, poi sono partito per l'Università e, dopo alcuni ritorni a casa, non l'ho più trovata, forse era stata investita da qualche auto turbolenta.
Poi per tanti anni sono stato lontano da casa, prima per studio e poi per lavoro, e quindi non mi sono affezionato mai in modo stretto ad un nuovo felino finché un nuovo gattino, Eris, è entrato nel mio cuore durante gli anni di lavoro in Basilicata. E' stato anch'esso un gattino tigrato, nato da una cucciolata numerosa e inizialmente abbandonato da sua madre, sempre tigrata: per qualche giorno ho provato ad allattarlo con il latte in polvere felino e un minibiberon, però era un'impresa ed era più il latte sprecato di quello bevuto. Per fortuna dopo qualche giorno, sua mamma lo ha accettato di nuovo e così è potuto diventare forte e sano. Quei giorni impiegati nella ricerca disperata di nutrirlo sono serviti a creare un legame stratto tra un umano, io e un piccolo animale, il mio gatto Eris. Questo legame è durato finché un giorno il mio micio ha deciso di non fare più ritorno a casa e la sua ricerca disperata dura ancora da ormai quasi due anni. La nostra convivenza è durata un anno e 5 mesi: sono stati giorni belli, fatti di cure reciproche. Il suo nome è stato dato in ricordo di uno dei pianeti nani della fascia trans-nettuniana, per sottolineare la sua importanza nonostante la piccola taglia. Il nome era nato anche dall'esigenza di avere un animaletto che, come un pianeta, ruotasse intorno a me, il suo Sole ma ammetto che, spesso, i ruoli si sono scambiati.

Ultima foto_16 agosto 2022

Maggio 2022

Novembre 2021


Agosto 2022

Gennaio 2022

Ottobre 2021

Settembre 2021

Agosto 2021

Luglio 2021




Primavera 2021
Eris ha condiviso gran parte della sua esistenza con la sorellina Make Make, un altro pianeta nano, la cui storia è stata travagliata fin dai primi giorni di vita. Make Make è stato un pianeta più libero di Eris e ha percorso la sua orbita in modo più distaccato dal Sole umano e solo negli anni ha deciso di subire il fascino di quella forza di gravità che l'hanno spinta ad avvicinarsi a me. La loro mamma aveva partorito in un posto caldo ma precario, vicino alla parte interna della canna fumaria del nostro camino, che attraversa la soffitta. La presenza di una buca ha causato la caduta della povera gattina siamese in un intercapedine tra la parete della stanza e la cappa del camino. La creazione di un foro ne ha permesso il salvataggio dopo ore di miagolii; però Make, forse a causa di questo trauma subito o per semplice indole, è stata sempre diffidente verso il genere umano. Si è legata di nuovo alla sua mamma che l'ha accolta dopo la caduta ma mai più di tanto a me. E' stata prima un'ottima compagna di giochi di Eris e dopo la sua amante. Make ha generato tre cucciolate, non è stata in grado di gestire la prima per cui i cuccioli sono morti, la seconda è stata più fortunata e mi ha regalato Puma e anche la terza ha permesso di dare alla vita tre graziosi gattini, dati in donazione. Dopo la scomparsa di Eris, Make si è sempre più affezionata a me e seppure non gradisse a lungo la mia compagnia, spesso ha trascorso delle ore al calduccio domestico. Piano piano si è fidata della mia presenza tanto da partorire in casa in un morbido cesto alla fine della terza gravidanza. Purtroppo Make durante l'ultima gravidanza, si è ammalata e ha faticato ad allattare i cuccioli. Però da vera madre esemplare, si è lasciata morire solo dopo che i suoi batuffoli erano stati donati.

Marzo 2023

Natale 2023

Autunno 2023
Nella foto in alto a destra si può ammirare Make mentre dorme con un altro simile nero: è suo figlio Puma. E' Un gatto timido e pauroso ma tanto affezionato. Ora purtroppo viviamo a distanza ma ogni volta che torno a casa, è come se non ci fossimo mai lasciati: Puma riconosce la mia voce e mi viene incontro con il suo passo felpato, desideroso di cibo e coccole. Puma trascorre le sue giornate correndo nei prati insieme a Lipari, un gatto tigrato molto simile ad Eris. Puma deve il suo nome alla sua pelliccia nera che evidenzia i suoi occhi gialli a palla mentre Lipari deve il suo alla coincidenza della sua nascita con il rientro della nostra vacanza dalla Sicilia del luglio 2022. Lipari è un gatto agile, un grande cacciatore, molto diffidente verso il genere umano, si lascia coccolare e prendere tra le braccia solo da me e solo mentre sta mangiando.



Marzo 2024: Vacanze di Pasqua

Agosto 2023

Luglio 2023

Maggio 2023

Puma_ AGOSTO 2024
Canis lupus familiaris
Ormai da oltre un decennio la mia vita è stata resa migliore dal mio cane, un amico fedele e inseparabile. Abbiamo vissuto tanti momenti insieme, alcuni felici, altri dolorosi.
Il mio cane si chiama Filippo ed è un meticcio di taglia media di colore marrone chiaro. Ho scelto di chiamarlo così perché mi sarebbe piaciuto tanto avere un amico con questo nome e ho scelto l'animale giusto, amico di passeggiate, di momenti di relax...capace di decidere di seguirti se vai a camminare o di aspettarti se ha capito che stai andando a correre. Un cane molto intelligente, mi ricorda tanto mio fratello perché avevamo scelto il nome insieme, trascorso dei momenti gioiosi nei primi anni di vita di Filippo e perché abbiamo condiviso il dolore della prematura scomparsa di mio fratello nel 2013.
Filippo mi ha sempre accolto in modo festoso quando sono tornato a casa e si è sempre disperato quando mi ha visto partire con le valigie. Per me è un cane speciale, un suo abbraccio mi rasserena, giocare con lui nei prati mi rilassa e dargli del buon cibo mi fa sentire generoso.
Il cane (Canis lupus familiaris Linneaus , 1758) è un mammifero appartenente all'ordine Carnivora, della famiglia dei canidi. Con l'avvento dell'addomesticamento, si è distinto dal lupo di cui è considerato una sottospecie.
La domesticazione da parte dell'uomo ha origini antichissime e il cane risulta il primo animale addomesticato dall'essere umano, usato come aiutante nella caccia.
Antichi resti fossili di lupo furono ritrovati presso uno stanziamento umano in una tomba natufiana (mesolitico) e risalgono a 11 000-12 000 anni fa, ma l'origine del rapporto fra le due specie si colloca molto più indietro nel tempo, fra 30 000 e 36 000 anni fa.

Aprile 2024

Natale 2023

Agosto 2023

Agosto 2023

Natale 2022
Turdus merula

Giovedì mattina, era il 4 aprile 2024, mentre andavo a lavorare, ho potuto ammirare questo bellissimo esemplare di merlo che si era adagiato sulla cancellata di casa e testimoniava che ormai la primavera era tornata a rallegrarci con i suoi colori variopinti e un clima mite.
Il merlo è un uccello passeriforme, appartenente alla famiglia dei Turdidi.
Questo volatile è di taglia media. Il maschio ha una livrea completamente nera e il becco giallo, mentre la femmina è bruno-nerastra.
Monogamo per tutta la vita, vive in coppie isolate, ma tende a diventare più sociale e radunarsi in stormi durante le migrazioni.
Onnivoro, durante la stagione riproduttiva predilige una dieta proteica, cibandosi di insetti e loro larve, piccole lumache, vermi, mentre bacche, olive e frutta sono più importanti in autunno e in inverno.
L'areale di nidificazione del merlo comprende l'Europa, il Nord Africa e un'ampia area discontinua che si estende ad est fino alla Cina orientale e a sud sino allo Sri Lanka. In Europa, la stagione riproduttiva va da marzo-aprile a fine agosto.
Il suo habitat naturale è il bosco, ma si adatta a vivere ovunque vi siano le condizioni per nidificare: in ambienti caratterizzati dalla presenza di alberi o arbusti in continuità con aree aperte, frutteti e vigneti e in aree urbane a contatto ravvicinato con l'uomo. Gli areali di svernamento, nella generalità dei casi, coincidono con i settori più meridionali ed occidentali dei quartieri riproduttivi.
In natura ha una durata media di vita di due o tre anni, ma allevato in cattività e in condizioni favorevoli, arriva a superare i 20 anni. Entrambi i sessi raggiungono la maturità sessuale a dodici mesi.
Uno degli uccelli di taglia media, caratteristici del nostro territorio, conosciuto per il suo canto molto vario, dolce e piacevole ma allo stesso tempo anche deciso, che nell’immaginario comune è identificato con gli ultimi giorni di gennaio.
La leggenda dei giorni della merla.
Gli ultimi giorni di gennaio sono conosciuti nella tradizione popolare, come “i giorni della merla”, ovvero i più freddi dell’anno, in quanto situati proprio in mezzo alla stagione invernale. Molte sono le leggende legate a questo simpatico uccello, la più conosciuta narra di “una merla, con uno splendido candido piumaggio, regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo e pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a causa della fuliggine del camino, e così essa rimase per sempre con le piume grigie”.
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